VALVA (SA)
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Valva è un comune italiano di 1.767 abitanti della provincia di Salerno in Campania nell’Alta Valle del Sele. Situata alle falde orientali del monte Marzano, nei pressi della Serra delle Rose, Valva domina gli spazi della valle del Sele delimitati dalla catena dei monti Picentini. Il territorio in gran parte montano, è ricco di flora e di fauna. La presenza umana sul territorio è attestata da alcuni reperti di epoca greca e da numerose lapidi e cippi commemorativi risalenti al primo secolo dopo Cristo. La tradizione vuole che i primi abitanti di Valva siano appartenuti territorialmente all’antica Ursento. In età medioevale, pur in assenza di testimonianze certe, si può riscontrare che il suo territorio era compreso nel Gastaldato di Conza. Dopo la vittoria dei Normanni, principi di Salerno, Valva passò sotto la loro influenza e fu donata al milite Gozzolino. Nella prima metà del XII secolo il borgo fu concesso a Gradalone di Valva, discendente da Gozzolino, alla cui famiglia sembra che il feudo sia appartenuto all’eversione della feudalità del 1806. In età moderna Valva seguì le sorti delle località salernitane. Tra i più famosi personaggi del luogo vanno annoverati Ottavio Valva, castellano dei Cavalieri Gerosolomitani di San Giovanni nell’isola di Rodi, e Giuseppe Maria Valva, sovrintendente delle strade e dei lavori pubblici, che svolse nel Salernitano vasta opera di riorganizzazione territoriale. Durante la seconda guerra mondiale la valle e il castello furono furono trasformai in ospedale e quartiere del generale Kesserling e, dopo lo sbarco di Salerno, divennero un punto di contatto delle truppe alleate angloamericane. Valva, costituisce un interessante esempio di valorizzazione dei centri storici ricostruiti nell’area terremotata del 1980. Dalla piazza della Rimembranza, dove si trova l’ingresso alla Villa d’Ayala, sul lato settentrionale attraverso le caratteriustiche viuzze del centro storico, si giunge di fronte a Palazzo Foselli, situato a breve distanza dalla Chiesa madre.
La Chiesa di San Giacomo presenta tre ingressi con portali barocchi del 1737. Nel timpano di quello centrale è presente una scultura cinquecentesca in rilievo raffigurante il Padre Eterno. L’interno a tre navate conserva altari marmorei intarsiati di ottima fattura con statue del Seicento, del Settecento e dell’Ottocento. Interessanti sono anche un affresco raffigurante la Sacra Famiglia e il busto ligneo di San Giacomo, conservato in una teca. Separata dal corpo della chiesa è la torre campanaria a due livelli, risalente al XVI secolo. Legata al Palazzo Marcelli, nel quale fu ospitato lo storiografo borbonico Lorenzo Giustiniani, è la Cappella di Sant’Antonio. Si tratta di un edificio a un’unica navata con altare intarsiato monocromatico del Settecento sovrastato da una nicchia abbellita da pregevoli stucchi con volute e cherubini. La cappella conserva i busti in legno seicenteschi di Sant’Antonio da Padova e di San Biagio, e la statua settecentesca di San Vito Martire.
VILLA D’AYALA – VALVA
La Villa si estende per circa diciassette ettari e tutta murata all’intorno. Vi si accede dalla p.zza del Calvario, attraverso un ampio cancello di ferro, ricavato in una torre merlata di stile normanno.Lungo il viale che dall’ingresso del calvario porta su al castello, s’incontrano due grandi statue d’eroi; la prima, inserita in un maestoso arco rappresenta l’eroe dell’Etolia Meleagro la seconda, raffigura Ercole, il quale anni fa a seguito di un atto vandalico fu decapitato Bellissimi sono i giardini e per la varietà dei fiori e per la durata di essi lungo il corso delle stagioni. Desta meraviglia un anfiteatro fatto di bossi ordinati a parco dai quali spuntano tanti spettatori di marmo seduti ai loro posti.Al centro, in alto, è il palco d’onore ove siedono i personaggi di rilievo Numerose e profonde sono le grotte. In una di esse, detta dei “mostri”, si notano statue d’aspetto orribile, oltre a Vulcano, che batte il ferro rovente sull’incudine. Davanti al porticato che protegge l’ingresso, vi sono cinque statue di marmo bianchissimo raffigurano le arti: la Musica,la Danza, il Canto, la Pittura e la Scultura.
Uno scenario da inconsueta bellezza ancestrale caratterizza Villa d’ Ayala. Avvolta in un magico silenzio, si presenta al visitatore come un ambiente quasi irreale, isolato dal mondo esterno. Il parco che copre un’estensione di diciassette ettari, rappresenta con il suo patrimonio boschivo un autentico polmone verde.
Curata con arte magistrale, la Villa esprime nelle sue fantastiche creature scultoree, nelle grotte, nelle fontanelle, nelle siepi di bossi potate con perizia, tutta la ricercatezza del suo ideatore: il Marchese D. Giuseppe Maria Valva. Tale retaggio artistico risale alla fine del Settecento , ma fu più tardi, intorno al 1867, che la Villa acquistò maggiore splendore, per opera del Marchese Francesco d’ Ayala-Valva.
La Villa è circondata lungo il suo perimetro da mura dell’ altezza di circa tre metri. L’ingresso al parco si apre in una piccola torre con porta neogotica chiusa da un cancello e sovrastata da una merlatura ghibellina. Sulla desta del viale è visibile la Cappella della Madonna di Filermo, dove annualmente i Cavalieri di Malta celebrano una messa commemorativa. Si incontra poi il “Coffee house”, con un portico neogotico di sei archi abbellito dalle sculture delle Pacchiane, che rappresentano donne in costume lucano. Un tempo, di fronte, si ammirava un “laghetto rotondo con dentro un castello avente delle torricelle ai quattro angoli”. Attualmente il laghetto, descritto dall’annalista De Meo, non esiste più e in luogo del castello si ammira una fontana adorna con le figure di Diana e un cervo in bronzo, mentre intorno è il giardino all’ italiana, abitato dalle marmoree stagioni dell’anno. In fondo al viale una torretta sorregge la statua pure marmorea di Ercole.
Ogni angolo della Villa è una mera sorpresa per il visitatore. Ed è così che nel corso del tragitto si resta incantati alla presenza di un anfiteatro neoclassico, costituito da siepi potate a palchi, dove decine di busti marmorei di uomini e donne, attendono silenziosi che dal palco vuoto lo spettacolo abbia inizio. Desta meraviglia ancora un cammino sotterraneo, culminante in una grotta, dove si trova la statua di Vulcano che batte il ferro rovente sull’incudine.
Qua e là, come nascosti nel verde, fanno capolino dei veri capolavori scultorei: fantastiche creature di pietra, dei, ninfe e puttini. Giunti in un piazzale a forma di semicerchio si incontrano le statue delle Muse, di fronte alle quali si apre la porta del giardino interno, recintato da un muro, con viali che disegnano vagamente un’arpa; al centro una vasca con figure umane e pesci. L’area è coronata da decine di busti marmorei. Due vialetti conducono al portico del Castello con bassorilievi marmorei di Donatello Gabrielli. Così, magicamente inserito nella magnificenza del grande parco, è il suo splendido Castello. Esso sorge nell’area del vecchio palazzo baronale. Il complesso, per l’origine normanna della casa marchesale, rispecchia lo stile architettonico dell’epoca. E’ tutto merlato e nel punto Nord è adiacente ad una grossa torre detta “fortino”.
Gli alberi centenari, molti dei quali importati da diverse parti del mondo e qui ben acclimatati, le piante ad alto fusto, i giardini botanici dai diversi motivi floreali, le siepi potate in forme geometriche rendono il paesaggio rigoglioso. Tra la vastità e rarità delle specie arboree, le fontane -un tempo dai mille giochi d’acqua-, e i viottoli, spiccano -disseminate con estremo buon gusto – pregiate statue. Completano il quadro d’insieme i sentieri di lauroceraso, gli altissimi platani, gli alberi di elce disposti a muraglie, i giardini all’italiana e all’inglese che rendono il posto un vero labirinto artistico.